di Giorgio Santelli
Ed allora via dalle aziende del Premier.
Sarebbe questa la prima idea che mi balenerebbe nel cervello se fossi al posto di uno di quelli che, secondo il Giornale, sarebbero "i mantenuti da Berlusconi".
Fabio Fazio, Roberto Saviano, Roberto Benigni, Gustavo Zagrebelsky, Eugenio Scalfari, Concita De Gregorio, Gianrico Carofiglio, Christian Raimo, Paolo Rossi, Antonio Albanese sarebbero stipendiati direttamente dalle aziende di Silvio Berlusconi.
Einaudi, Rizzoli, Endemol, Medusa, Mondadori: lavorano o pubblicano per loro. Ma il Giornale non chiarisce un fatto, ovvero che queste società di produzione e case editrici devono molte delle loro fortune proprio a questi scrittori, artisti, attori, giornalisti e conduttori.
Così sarebbe bello comprendere, innanzitutto, quanto ci guadagnano le aziende a dare "voce" ai dissidenti.
E sarebbe bello conoscere anche se le società ed i loro dirigenti quando hanno aperto il Giornale questa mattina non si siano un po' preoccupati di questo attacco durissimo sferrato alle loro "galline dalle uova d'oro".
Il clima diventa più pesante e il Giornale rischia di essere più realista del Re. Berlusconi, quotidianamente, afferma che il conflitto di interessi è una gigantesca panzana, dice di non controllare nulla.
E poi, il Giornale afferma a tuttapagina che anche i dissidenti vengono stipendiati dal Re. Un quadretto meraviglioso che dipinge, addirittura, un despota illuminato che elargisce prebende agli oppositori.
Quanto sarebbe bello uno scatto d'orgoglio?
Quanto sarebbe bello che nella giornata di oggi Fabio Fazio interrompesse la sua collaborazione con Endemol e scegliesse di studiare un format nuovo con una casa di produzione indipendente.
Quanto sarebbe bello se Eugenio Scalfari decidesse di pubblicare i suoi prossimi lavori con la Sellerio (Andrea Camilleri ha rifiutato sempre la corte di editori diversi).
Quanto sarebbe bello se tutti gli altri dicessero all'unisono "no" al principe illuminato e al Giornale e creassero una nuova casa editrice, o si rivolgessero ad una casa editrice nella quale non c'è nemmeno lo 0,1% di proprietà di Berlusconi, delle sue società o dei suoi familiari.
E' troppo? E' un sogno?
Eppure sarebbe una grande scelta di libertà!
santelli@articolo21.info
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