venerdì 15 ottobre 2010

italia berlusconiana ................

La scoperta che c'è un'Italia berlusconiana mi colpisce molto: è la peggiore delle Italie che io ho mai visto, e dire che di Italie brutte nella mia lunga vita ne ho viste moltissime.
L'Italia della marcia su Roma becera e violenta, animata però forse anche da belle speranze.
L'Italia del 25 luglio, l'Italia dell'8 settembre, e anche l'Italia di piazzale Loreto, animata dalla voglia di vendetta.
Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l'avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo. (Montanelli)


La puntata di ieri di Annozero ha fatto il 23.47% di share, 6.282.702 spettatori.
In qualsiasi azienda chi facesse ostracismo, mobbing, verso chi porta certi risultati verrebbe cacciato a calci in culo.
In Italia invece si puo' fare il contrario e leggere anche le critiche dei soliti professionisti dell'arricciamento di naso.

Intanto Masi querela Vauro per la vignetta(vedi blog)Ma direttore Masi suvvia,ci dica la verità,hai riso pure tu,e forse ti sei specchiato nel tuo essere ridicolmente SERVO.

La satira serve proprio a questo, a riflettere sulle miserie umane,in Italia dunque c'è l'imbarazzo nella scelta degli argomenti e delle persone su cui meditare e vergognarsi per aver permesso che arrivassero ai posti di comando.

La puntata di ieri di Annozero ha fatto il 23.47% di share, 6.282.702 spettatori. In qualsiasi azienda chi facesse ostracismo, mobbing, verso chi porta certi risultati verrebbe cacciato a calci in culo.
In Italia invece si puo' fare il contrario e leggere anche le critiche dei soliti professionisti dell'arricciamento di naso.


Il "Nero che avanza....


A Michele Santoro.....

Dieci giorni di sospensione e di mancata retribuzione a partire da lunedì 18 ottobre.
Il problema non è Santoro o Masi: è il segnale che questa gente vuole mandare ai cittadini/sudditi.
Non ti devi permettere di criticare o essere irriverente, perche' o ti appioppo una punizione o ti confeziono un bel dossier che ti sputtana e segna per sempre la vita.
Punirne uno per educarne cento.
Siamo ormai al tentativo di instaurare una dittatuta facendo fuori quelli scomodi come Santoro: è il capo che comanda e i servi eseguono.
Sospendere una trasmissione che si autofinanzia quasi per intero con gl'introiti pubblicitari, che fa guadagnare all'azienda Rai milioni di euro ogni settimana è un'azione da irresponsabili delinquenti in malafede.
E da servi mascherati da dirigenti strapagati da altri.
Altro che l'uso criminoso di cui vaneggia il buffone,siamo in Dittatura il nuovo fascismo "il Nero" avanza.....
Poi Santoro "punito" per uso personale della televisione: allora berlusconi e i suoi ascari che punizione dovrebbero avere? direttore Masi, cosa dovrebbero fare con te dopo che sei stato intercettato ed hai rivelato un comportamento indegno?

Allo schifo non c'è piu' limite, un presidente del consiglio proprietario dell'ottanta per cento dei media italiani e che grazie al suo ruolo politico controlla il restante, tv pubblica PAGATA COI SOLDI DI TUTTI, compresa e che puo' decidere per mezzo dei suoi yes men piazzati in ogni dove cosa deve andare in onda e cosa no? direttore Masi, Santoro ti ha mandato a fare in culo anche a nome mio,di tutti i cittadini, tutti gli abbonati Rai che credono nell'informazione libera e che pensavano di vivere ancora in un paese libero e democratico, non nell'Italia degli anni '40.

Poi Berlusconi può fare le corna, fare cucù al G8, può bestemmiare in diretta.
Bossi può dire sconcezze, può offendere i cittadini romani, i meridionali, può insultare la Bandiera, le Istituzioni, Cicchitto può mentire alla grande, si possono creare dossier, documenti falsi, si ed altre sconcezze sul tg1, ma Santoro non può fare il suo programma, non può ribellarsi alla censura, ma soprattutto, non può dar voce al dissenso!!!!
http://eleboa.blogspot.com/2010/10/il-nero-che-avanza.html#links


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Anni di piombo? No, uova e vernice
Per giornali e tg alcune proteste sono diventate azioni quasi terroristiche. L'unico episodio davvero pericoloso è stato il fumogeno contro Bonanni a Torino
L’ unico momento in cui si è rischiato davvero qualcosa, è stato alla festa nazionale del Partito democratico, a Torino, l’8 di settembre. Rubina Affronte, militante del centro sociale torinese Askatasuna, lancia un fumogeno contro Raffaele Bonanni. Il leader della Cisl viene colpito in pieno petto, qualche decina di centimetri più in alto e i danni non si sarebbero limitati a un giubbotto bruciato. Bonanni parla subito di “squadristi”, in tanti intravedono un ritorno degli anni di piombo.

Sacconi vede i terroristi

Oltre Bonanni, è stato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi a suggerire le analogie più violente. Resta agli atti, per esempio, una sua intervista alla Stampa del 2 ottobre in cui si spingeva fino a individuare un “filo che può portare dalla violenza politica all’omicidio politico”, cioè dalle uova e dagli striscioni alle pistole P38. Sacconi intravede “non un disegno organico di rovesciamento del sistema, quanto la tentazione di intimidire e condizionare il normale corso democratico”. Bonanni non si è tirato indietro, consapevole che per riempire la sua piazza del Popolo, nella manifestazione congiunta con la Uil di sabato scorso, un po’ di tensione avrebbe aiutato. E quindi si è prodotto in una sequela di invettive contro “squadracce che si muovono come fascisti” e “cattivi maestri”. Fino a quel grido, quasi liberatorio, perfetto per evitare che la tranquilla piazza della Cisl trasmetta l’immagine di un Paese molto più pacato dei suoi leader: “Dieci, cento, mille Pomigliano”. E giù polemiche e insulti.

Con questa chiave di lettura, il ritorno degli anni di piombo e della violenza extraparlamentare, vengono interpretati gli eventi delle settimane successive. Che, a parte un paio di dure contestazioni a Treviglio e a Livorno da esponenti della Fiom contro la Cisl, sono solo scritte sui muri e qualche lancio di uova o volantini. “’Ricordo bene gli anni di piombo a Torino, li ho vissuti sulla mia pelle. Anche allora si cominciò coi fischi, poi vennero i lanci di bulloni, le spranghe e infine si cominciò a sparare”, dice Piero Fassino del Pd.

Sui giornali e in televisione, quindi, qualche insulto vergato con lo spray diventa un “assalto”, il simbolo di falce e martello con una stelletta stilizzata, simile a quella che c’è nel logo di Rifondazione comunista, viene presentato come “una stella a cinque punte”, a evocare quella delle Brigate Rosse. I volantinaggi si trasformano in “aggressioni”. Certo, vola qualche sasso e la contestazione arriva anche alla sede nazionale della Cisl a Roma: vernici e fumogeni per denunciare la linea giudicata troppo morbida del sindacato guidato da Bonanni nella vicenda Fiat. Ma dietro non ci sono terroristi, bensì un gruppo di disobbedienti romani già noto per le sue proteste a base di letame.

I lanciatori di uova poco minacciosi

Visti da vicino, questi lanciatori di uova, sembrano assai meno minacciosi che nei telegiornali. Martedì pomeriggio, per esempio, a Roma era annunciata una bellicosa manifestazione di lanciatori di uova che nel mirino avevano addirittura la sede centrale di Confindustria. Alla fine i manifestanti erano poche decine di pacifici impiegati statali e studenti, in un’anonima piazzetta dell’Eur, a 300 metri da Confindustria,con uova di cartone giganti e una frittata (vera) su un fornello spento. Ma intorno c’era la polizia in tenuta antisommossa, decine e decine di uomini. Come quelli che ci saranno lungo il corteo e in piazza San Giovanni domani. Dentro i sindacati sanno che il bilancio della manifestazione dipenderà da loro almeno quanto dalla capacità della Fiom di tenere sotto controllo i centri sociali e i disobbedienti.

In questi giorni, infatti, i dirigenti sindacali non solo della Fiom sembrano paventare più il bis di scontri con le forze dell’ordine come quelli di Genova nel 2001, piuttosto che delle gambizzazioni e degli omicidi politici. A microfoni spenti, e sottovoce in qualche intervista ufficiale (come in quella dell’ex dirigente Fiom, ora Idv, Maurizio Zipponi sul Fatto), c’è chi nota che in troppi hanno interesse a che succeda qualcosa. Per derubricare poi tutte le rivendicazioni della Fiom a eccessi di una minoranza estremista e violenta.

“Una sede sindacale è un simbolo democratico e del lavoro. La consideriamo un luogo inviolabile”, ha ripetuto anche ieri Susanna Camusso, che tra pochi giorni prenderà il posto di Guglielmo Epifani alla guida della Cgil. Ma le condanne di ogni intemperanza, da parte della dirigenza di Cgil e Fiom, per i sostenitori della strategia della tensione sindacale vengono sempre interpretate come parole di circostanza, invece che una dichiarazione di fermezza.

da il Fatto Quotidiano del 15 ottobre 2010

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