martedì 26 ottobre 2010

26/10/2010, ore 13:13 - Napoli


26/10/2010, ore 13:13 - Napoli. I Bros occupano la Regione e finiscono all'ospedale

Chiedono lavoro e si "beccano" le manganellate...
di: Giovanni De Cicco



Ultim'ora: I manifestanti sono 14. Dodici ancora fermi in Questura, mentre due disoccupati sono stati ricoverati all'Ospedale "Pellegrini" di Napoli.
NAPOLI - La risposta alle esigenze di lavoro non può essere la repressione o le manganellate. Soprattutto quando le proteste non costituiscono un problema per l’ordine pubblico ma si tratta semplicemente di iniziative pacifiche per accendere i riflettori su un dramma che impoverisce migliaia di famiglie.
Stamattina (martedì 26 ottobre), al centro direzionale di Napoli, nella sede del Consiglio regionale, è accaduto un episodio gravissimo che testimonia da un lato, quanto la tensione sia alta sull’emergenza lavoro, e dall’altro, la distanza dei consiglieri regionali e degli assessori dalle istanze della popolazione.
Circa venti disoccupati, inseriti nel progetto Bros, ex Isola, sono entrati nel Palazzo del potere ed hanno occupato una stanza al secondo piano. Tutto in maniera pacifica. Venti padri di famiglia che rivendicano un posto di lavoro, che chiedono alle istituzioni di non essere dimenticati dopo aver svolto per anni il percorso sancito dalla Regione: formazione orientamento ed esperienze lavorative. Il tutto per un reddito mensile pari a circa 500 euro. La fame.
I venti disoccupati hanno esposto dalla finestra uno striscione: “Lavoro per tutti, progetto Bros”. Nulla di male. Bastava l’intervento dell’assessore al Lavoro Severino Nappi, di un qualsiasi rappresentante della giunta Caldoro o di un semplice consigliere regionale, per fornire spiegazioni sul nuovo piano lavoro e sulla prospettiva dei 4mila precari “Bros”. Insomma, la gente si lamenta, di fronte all’indifferenza dell’amministrazione pubblica e delle istituzioni tenta, con iniziative pacifiche, di accendere i riflettori sul loro dramma e la politica non interviene. Anzi, fa di più. I consiglieri regionali chiamano le forze dell’ordine che arrivano con delle camionette blindate. Lo sportello si apre, scendono gli uomini in assetto antisommossa. Caschi, scudi, parastinchi e manganelli. Come se fosse un blitz per arrestare chissà quale boss o per scontrarsi con un migliaio di facinorosi. Salgono su, al secondo piano, e succede l’incredibile. Si ascoltano urla pure dall’esterno del Palazzo. Davanti all’ingresso, in fretta e furia, si radunano altri disoccupati. Una ventina. Arrivano diverse telefonata e la comunicazione: “I disoccupati al secondo piano sono stati massacrati”.
La rabbia aumenta, si diffonde un sentimento comune di amarezza e di impotenza. Gli ingressi vengono blindati da carabinieri in assetto antisommossa. Ma dei “compagni” che hanno occupato il Palazzo non v’è traccia. Nessuno riesce a vederli. Non escono dagli ingressi principali. Arrivano gli ordini. Alcuni blindati si trasferiscono nel garage sotterraneo del Consiglio regionale. E’ tutto pronto. Le camionette entrano nel sito per prelevare i manifestanti senza che nessuno veda niente. Addirittura i dirigenti delle forze dell’ordine “cacciano” un giornalista di "Julienews" ed un fotografo dell’Ansa. “Ve ne dovete andare”. Non c’è nessun rischio per l’ordine pubblico. Nessun problema. Tutto sotto controllo. Ma giornalisti e fotografi vengono "cacciati". nessuno deve sapere. C'è solo la necessità di evitare che i manifestanti venissero fotografati. Perché? Nessuno lo ha capito. Mettono alle calcagna un poliziotto che scorta il reporter e il fotografo dell’Ansa sulle scale che portano al piano superiore. Nessuno deve vedere e nessuno deve sapere. Diritto di cronaca violato e chissà quale altro diritto violato. I consiglieri regionali nelle loro stanze come se nulla fosse successo. Questa è la fotografia di una mattinata di vergogna.

CARLO VIZZINI....


POLITICA E WEB
Lavori sul Lodo a porte chiuse
E Il Pd li racconta su Facebook
Iniziativa dei senatori del Pd Ceccanti e Sanna. No del presidente della commissione alla diretta web. E allora partono i post e i commenti in diretta
di CARMINE SAVIANO
Carlo Vizzini
ROMA - L'occhio della rete nella Commissione Affari Costituzionali del Senato. Per portare in diretta web la discussione sul Lodo Alfano. I promotori dell'iniziativa sono Stefano Ceccanti e Francesco Sanna, senatori del Partito Democratico. Che sulla pagina Facebook "Rompiamo lo scudo" 1, forniscono in tempo reale appunti e commenti sulla discussione in corso. Si parte poco dopo le 14 e 30. Un flusso ininterrotto di post. Per informare i cittadini "nel modo più ampio possibile".

Massima pubblicità. A far conoscere al presidente della Commissione Affari Costituzionali, Carlo Vizzini (Pdl), l'intenzione di realizzare la diretta web sono gli stessi senatori Sanna e Ceccanti. Che, dato l'argomento, chiedono la massima pubblicità della seduta. E' Francesco Sanna che riporta la replica del senatore Vizzini: "Il Presidente della Commissione dice no perché il regolamento del Senato non lo prevede". Passano solo pochi secondi e sulla bacheca Facebook del gruppo compare un messaggio firmato da Stefano Ceccanti: "Rispondiamo che essendo il Lodo Alfano sottoponibile a referendum, i cittadini devono essere informati nel modo più ampio possibile".

La proposta di Ceccanti. Nonostante il rifiuto, i due senatori del Pd non demordono. Scrive Ceccanti: "Ho preannunciato una proposta di riforma che renda sempre possibile la pubblicità delle sedute delle commissioni in sede referente e di renderla obbligatoria nei casi di leggi costituzionali e di revisione costituzionale". Poi inizia la diretta della discussione. Si parte con Vizzini che legge la lettera inviata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Segue l'intervento di Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato. Sanna: "Per la Finocchiaro il quadro politico della discussione del Lodo Alfano è cambiato dopo la lettera del Capo dello Stato e le critiche dalla stessa maggioranza".

La lettera di Napolitano. Il report dell'intervento della Finocchiaro continua. "E' sbagliato dire che anche ordinamenti hanno questo tipo di immunità. Solo in Francia ciò avviene, ma perché lì il Presidente è eletto direttamente dal popolo". Poi la proposta del Pd: la lettera di Napolitano "è il 'fatto nuovò previsto dal regolamento del Senato per sospendere la discussione del disegno di legge". Si va al voto, ma l'ipotesi dei democratici viene respinta, e Vizzini chiede che l'intervento del Presidente della Repubblica non venga discusso. Poi D'Alia, Udc, che pretende alla maggioranza chiarezza sulla questione della reiterabilità dell'immunità.

Utenti eccellenti. Mentre la discussione prosegue, tanti politici aderiscono al gruppo su Facebook. Tra questi anche l'ex segretario Walter Veltroni e Roberto Gualtieri, europarlamentare del Pd. Che s'iscrivono giusto in tempo per la replica di Anna Finnocchiaro: "Stanno intrecciando la corda con la quale si impiccheranno, sono in stato assolutamente confusionale. C'è Fini che dice di no alla reiterabilità. Poi, c'è Alfano, che dice parliamone. Quagliariello e Gasparri dicono: 'Non si tocca'. Poi fanno una nuova proposta sulla reiterabilità a tempo. Ma di cosa stiamo parlando?".

Il rinvio. La decisione finale arriva poco prima delle 16, con Vizzini che propone di riaprire i termini per la presentazione di emendamenti. La proposta passa e la seduta si chiude. E sul web già si aspetta la prossima seduta della Commissione: "Ritroviamoci qui giovedì e vediamo che succede".

(26 ottobre 2010) © Riproduzione riservata

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