sabato 14 novembre 2009

FUORIPAGINA

17/11/2009 | Alberto Piccinini
Il NoBerlusconiDay e il popolo della rete

«A noi non interessa cosa accade se si dimette Berlusconi e riteniamo che il finto fair play di alcuni settori dell’opposizione, costituisca un atto di omissione di soccorso alla nostra democrazia del quale risponderanno, eventualmente, davanti agli elettori».
Così un mese fa si apriva l'appello di «un gruppo d blogger democratici» a proposito di «una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni di Berlusconi».
Insomma, il No Berlusconi Day. Per fare una foto un poco meno mossa di questo fantasma che si chiama «popolo della Rete», ripartiamo da qui. Intanto ci aiuta Emanuele, uno degli organizzatori, raggiunto al telefono, che mette subito le mani avanti: «Di Facebook ci si può fidare il giusto. - dice – Ora è importante il coinvolgimento di associazione strutturate: si tratta di uscire dalla Rete e andare nel reale».
Emanuele lavora come consulente informatico ed è entrato in contatto con il nobday dopo il fallimento del Lodo Alfano.
Si definisce un «dilettante allo sbaraglio». Conclude: «Forse non avremmo voluto arrivare a tutto questo, sarebbe stato meglio che prima di noi la politica avesse difeso la democrazia italiana».
Detto questo, cominciamo il giro su Facebook.
Martedì di buon mattino: «Ricordate il popolo dei fax che fecero togliere l'immunità parlamentare?». Così Filippo inizia il suo intervento nell'assemblea in tempo reale. Matteo si occupa invece dell'organizzazione logistica: «Quelli del noleggio dei bus sono peggio dei dentisti – avverte – Mi raccomando la fattura!». Stefano digita sornione il suo aforisma: «La politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata ai politici».
Non è il solo: «Il coraggio del rivoluzionario – compita Marco – non sta nell'andare a morire sui fucili del nemico, ma nel resistere quando la maggioranza gli ride dietro». A Marco e Tommaso, a Vittoria, a Filippo, Ilaria e Rossana e altri 11 piace quest'elemento.
Entrata da qualche giorno nel circuito della grande informazione e nel cuore del dibattito politico, forte di una sessantina di comitati in altrettante città italiane e straniere, la manifestazione indetta per il prossimo 5 dicembre si costruisce anche su Facebook senza segreti per nessuno.
Il contatore segnava 281.465 fans, - secondo il lessico di Facebook - alle 15.56 di ieri. «Ragazzi! - si preoccupa Angelo – La crescita degli iscritti è calata molto». Scorri la pagina e l'ottimismo sembra tutt'altro che in calo: «Arriviamo a 300.000 entro 2 giorni». Altri esibiscono un pessimismo aritmetico:
«Gli iscritti a Facebook sono 12 milioni in Italia.
Non siamo nemmeno il 2,5%.».
Comunque tanti. Comunque «ragazzi». «Bravi ragazzi, fatevi sentire, siete la nostra speranza», scrive la signora Annamaria.
«Grazie signora – le risponde immediamente qualcuno – ma ci servono anche le persone come lei in piazza». Antonio Di Pietro in persona compare in un post pubblicato ieri mattina: «Ciao ragazzi, stanno facendo di tutto per destabilizzare la manifestazione (...) Io ho sempre ribadito di aderire».
429 risposte salutano l'apparizione di Tonino in Rete – con internet, i pc, e volendo con i fax, l'pm ha dimestichezza fin dai tempi di Mani Pulite come si ricorda – maledicendo in coro giornali e tv che «destabilizzano», e dicono che il nobday è organizzato dall'Idv.
E allora? Allora «tempestiamoli di mail». Tempestiamo La7, il Corriere della Sera, il tg1. Anzi no, contattiamo i quotidiani internazionali, chè tanto i nostri «non ascolteranno mai la nostra voce». Di più: «Tv e giornali sono il relitto di un'epoca che sta per finire».
Vero è che la pagina Facebook del nobday si increspa in occasione dei lanci dei principali siti internet, a cominciare da quello di Repubblica che è il più citato in assoluto: «Avete letto che l'8 per mille destinato allo stato finisce a parrocchie e monasteri?» Patrizia:
«Ma che schifo!» Brando: «Mi viene il vomito». E poi: la mafia, le centrali nucleari, il destino dei terremotati dell'Aquila, la privatizzazione dell'acqua. Quelli che un tempo si sarebbero detti i contenuti della manifestazione si snocciolano a colpi di link, diffusi da un post all'altro in questo albero dell'indignazione e del non-se-ne-può-più. C'è solo una certezza, granitica: il colore della manifestazione sarà il viola.
«Esporrò sul terrazzo un bel vessillo rosso», azzarda Massimiliano. «Viola, viola!» bacchetta Monica.
«Lenzuola viola alla finestra e al balcone».
Silvio azzarda: «Sarebbe da andarci in giacca e cravatta, ma con rigorosa camicia viola». «Dressing code da ufficio».
«Così non potranno dire che siamo i soliti quattro gatti dei centri sociali».
Nemici sono certi giornali, i telegiornali.
Qualcuno è amico. Si spera: «Chiediamo a Santoro di fare una trasmissione su di noi.
Tutti sulla pagina facebook di Annozero!». Ieri, nemici erano pure gli organizzatori del Sì Berlusconi Day, promosso lo stesso giorno alla stessa ora con tempismo sospetto e – apprendiamo - senza avere ancora richiesto alcuna autorizzazione alla Questura. «Temo che saranno presenti gli scagnozzi del Presidente», si era impaurito Giorgio. Manolo: «E questi allarmi di Maroni?» Claudia: «Telecamere a Roma. Voglio riprendere tutto».
Oggi invece il nemico è Bersani, che alla manifestazione non aderirà perchè lezioni di antiberlusconismo «non ne prende da nessuno».
«Tanto a prendere lezioni di berlusconismo – chiosa qualcuno – ci pensa già D'Alema». E allora? Allora tempestiamo di mail il sito del Pd. E se non ci ascoltano, passiamo ai fax: «Non possono bloccare i fax – incita Benedetto – Diciamo che sono destinati a scomparire e che ci hanno rotto il cazzo anche loro».
L'assemblea continua.
Con gli auguri di un tal Benito:
«Vergognatevi merde comuniste…siete quattro gatti e volete andare in piazza a sovvertire il voto degli italiani! ma andate a lavorare!».
Popolo della Rete, anche lui.

Nessun commento:

Posta un commento